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I bias e gli stereotipi nei generatori di immagini prodotte con l'AI: alcune ricerche fanno luce sul tema
Ecco la tua selezione di oggi by Marketing Manager Update: nuove notizie, ispirazioni e tool.
Buona lettura!
I bias e gli stereotipi nei generatori di immagini prodotte con l'AI: alcune ricerche fanno luce sul tema
I generatori di immagini basati sull'AI riescono a convertire descrizioni testuali in immagini di diverso tipo in pochi secondi, ma questi tool possono anche contribuire a rafforzare stereotipi basati su genere e etnia. I diversi strumenti presi in analisi hanno infatti generato un numero considerevole di immagini che rafforzano determinati pregiudizi legati a caratteristiche come genere o l’etnia degli individui.
ChatGPT contro Bard: il futuro del dominio della ricerca di Google
Quando OpenAI ha lanciato il suo modello linguistico ChatGPT AI alla fine dello scorso anno, la possibilità di un futuro dominato dall’intelligenza artificiale è diventata molto più facile da immaginare.
All'improvviso, un chatbot super intelligente produceva linee di codice perfette, scriveva saggi di discreta qualità, forniva riepiloghi dettagliati di dati complessi e molto altro ancora, il tutto in risposta a domande relativamente semplici. È roba da fantascienza che prende vita.
Quindi, mentre osserviamo il panorama in crescita degli strumenti di intelligenza artificiale, rimane una domanda: come risponderà Google a ChatGPT?
Un film interattivo sulla violenza contro le donne
Il sindaco di Londra Sadiq Khan ha lanciato un film interattivo per responsabilizzare gli uomini sulla violenza machista contro le donne e capire quando intervenire, invitando gli uomini a riflettere sui propri atteggiamenti e a dire qualcosa quando i loro amici si comportano in modo inappropriato nei confronti delle donne.
The Good Enough Job: Reclaiming Life from Work
Dal momento in cui chiediamo ai bambini cosa vogliono “essere” da grandi, esaltiamo il lavoro dei sogni come se fosse l’obiettivo ultimo della vita. Molti intrecciano la propria identità con il proprio lavoro, con prevedibili danni alla felicità, al benessere e persino al successo professionale.
In The Good Enough Job, la giornalista Simone Stolzoff ripercorre come il lavoro sia arrivato a dominare la vita degli americani e perché troviamo così difficile lasciarlo andare. Basandosi su resoconti innovativi e interviste con chef stellati Michelin, banchieri di Wall Street, insegnanti sopraffatti e altri lavoratori dell’economia americana, Stolzoff espone ciò che perdiamo quando ci aspettiamo che il lavoro sia più di un lavoro. Piuttosto che considerare il lavoro come una vocazione o un sogno, si chiede cosa sarebbe necessario per riformulare il lavoro come una parte della vita piuttosto che come la totalità della nostra vita. Cosa significa che un lavoro sia abbastanza buono?
Attraverso critiche provocatorie e resoconti approfonditi, Stolzoff sfata i miti che ci tengono incatenati al nostro lavoro. Smascherando le bugie che noi – e i nostri datori di lavoro – raccontiamo sul valore del nostro lavoro, The Good Enough Job sostiene la necessità urgente di rivendicare le nostre vite in un mondo incentrato sul lavoro.
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Una combattente della resistenza francese rivisita con riluttanza il suo passato in questo ritratto premio Oscar
Durante l'occupazione nazista della Francia, la quattordicenne Colette Marin-Catherine si unì alla resistenza francese insieme alla sua famiglia. «Stavamo giocando al gatto e al topo. Era come giocare con il fuoco. O meglio, il fuoco stava giocando con noi”, ricorda Marin-Catherine, ora 92enne. Purtroppo, non tutti nella sua famiglia sarebbero vissuti abbastanza per vedere la Francia liberata.
In questo breve documentario, Marin-Catherine affronta il suo trauma con il supporto della studentessa Lucie Fouble, di soli 17 anni. Per la prima volta nella sua vita, e con Fouble sempre al suo fianco, Marin-Catherine viaggia dalla Francia alla Germania per visitare il campo dove morirono circa 20.000 prigionieri nazisti, compreso suo fratello. Il regista statunitense Anthony Giacchino e la produttrice francese Alice Doyard hanno vinto l'Oscar 2021 per il miglior documentario (cortometraggio) per questo toccante ritratto di coraggio e guarigione tra gli echi lunghi e dolorosi della Seconda Guerra Mondiale. Un film compiuto e commovente, Colette ricorda l'enorme potere delle storie individuali di saper umanizzare la Storia.
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